ZONA CALDA – Serie A, Milan-Lazio: l’analisi della partita

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Milan-Lazio, la sfida tattica

Il sabato pomeriggio che dava il via alla giornata numero 34 di campionato ha messo di fronte la prima delle due sfide tra le squadre romane e quelle milanese, riedizione del doppio confronto di sette giorni fa: questa volta la Lazio torna a San Siro dopo la sconfitta contro l’Inter per affrontare il Milan reduce dal pareggio interno contro la Cremonese del turno infrasettimanale e con la semifinale d’andata del derby di Champions alle porte.

Come sette giorni fa la Lazio esce sconfitta dalla Scala del calcio ancora una volta con due reti di scarto, un risultato che compatta ulteriormente il pacchetto di mischia alle spalle del Napoli campione d’Italia con i rossoneri che dimezzano il distacco dalla formazione di Sarri che potrebbe, a sua volta, perdere il secondo posto qualora la Juve riesca a vincere a Bergamo nel lunch match di oggi.

Cosa ci ha raccontato a livello tattico la sfida tra Stefano Pioli e Maurizio Sarri?

Come aggirare il centrocampo?

Sin dalla lettura delle formazioni iniziali era desumibile dove si sarebbe giocato il destino della partita: il 4-2-3-1 del Milan prevedeva il duo Tonali-Krunic in mezzo al campo con Bennacer più avanzato, mentre il 4-3-3 della Lazio prevedeva la presenza di Marcos Antonio davanti alla difesa affiancato da Milinkovic-Savic e Luis Alberto.

Ne emerge abbastanza facilmente che i due triangoli di centrocampo si sarebbero sovrapposti nelle varie fasi di gioco, per cui spettava ai due allenatori trovare delle strategie su come sciogliere questo nodo tattico.

Così abbiamo visto subito dalle prime battute della partita come il Milan usasse questa parità numerica andando ad occuparsi a uomo di ciascuno dei tre centrocampisti avversari con accoppiamenti abbastanza prevedibili, ossia Bennacer su Marcos Antonio, Tonali su Luis Alberto e Krunic su Milinkovic-Savic.

La strategia della Lazio, invece, come da abitudine del pensiero calcistico di Sarri, era quella di avere una delle mezzali che si alza a sostegno di Immobile in prima pressione ed allo stesso tempo schermare il giocatore davanti alla difesa per non disordinare la linea di centrocampo: la compattezza orizzontale dei reparti è un elemento distintivo del pensiero difensivo del tecnico toscano della Lazio.

Due concetti diversi di vedere il calcio anche nella strategia di gestione del pallone: da una parte la Lazio voleva evitare di giocare in ampiezza per non trovarsi ingabbiata dalla pressione del Milan e per questo faceva uso di rapide combinazioni centrali usando il meccanismo del terzo uomo, dall’altra il Milan giocava sullo schieramento difensivo della Lazio sfruttando l’ampiezza in costruzione e la superiorità numerica che si veniva a creare in mezzo al campo con una delle mezzali che saliva in pressione sul centrale difensivo per creare a sua volta superiorità posizionale da sfruttare con palloni verticali alle spalle della linea difensiva.

Proviamo a spiegare più nel dettaglio i due sistemi in fase di possesso e capire cosa ha funzionato da una parte e cosa non ha funzionato dall’altra.

La Lazio non ha trovato la profondità

La formazione biancoceleste aveva da risolvere, quindi, il nodo di come aggirare le marcature individuali dei tre centrocampisti. Questa problematica ne portava con se un’altra: se in fase di costruzione si cercava di aggirare la pressione andando esternamente dai terzini il Milan aveva già pronta la trappola con l’esterno offensivo dal lato del terzino che riceve la palla in pressione diretta, l’esterno offensivo opposto si univa a Giroud stringendo la posizione sull’altro centrale difensivo, per cui la Lazio si sarebbe trovata strozzata tra questa pressione del Milan e la linea laterale, per definizione un difensore aggiunto in queste circostanze.

Per questo motivo la formazione di Sarri aveva come unica soluzione possibile quella di cercare di far arrivare il pallone centralmente alle spalle della prima pressione del Milan e questo avveniva con il meccanismo del terzo uomo.

Il Milan sostanzialmente concedeva un due contro uno ai difensori centrali della Lazio con Giroud che pressava il centrale in possesso chiudendo con il corpo la linea di passaggio verso l’altro centrale, quest’ultimo per essere raggiunto necessitava di un supporto dato, appunto, da un terzo uomo che riceve palla per scaricarla all’altro centrale difensivo che, essendo libero da marcatura può impostare l’azione con più libertà.

Se questo giocatore viene a sua volta aggredito questo vuol dire che il Milan ha abbandonato le marcature a uomo e quindi avere la possibilità di giocare il pallone in avanti sull’uomo a sua volta libero e via discorrendo creando un effetto a catena che viene conosciuto come superiorità posizionale.

Il gioco di Sarri si basa molto sulla superiorità posizionale e l’utilizzo del terzo uomo per creare combinazioni centrali e ne ha fatto uso anche nella partita contro il Milan, permettendole più volte di aggirare in bello stile la pressione del Milan.

Ma questo sistema per andare a buon fine deve portare la squadra verso la porta avversaria e questo alla Lazio non è riuscito ed i motivi sono due: per attivare questi meccanismi la Lazio ha speso diversi giocatori offensivi in giocate a venire incontro facendo mancare questi giocatori negli ultimi 20 metri di campo, portando ad isolare il finalizzatore di questa squadra, ossia Ciro Immobile che, stazionando come da sua abitudine nello spazio di centro-sinistra d’attacco è stato preso in consegna da Kjaer che lo ha tenuto sotto controllo.

Per questo motivo le giocate ben impostate dalla formazione biancoceleste sono andate ad infrangersi sulla condizione di forma non ottimale del suo attaccante poco coadiuvato dai suoi compagni di reparto: anche Zaccagni, l’altro giocatore chiamato ad attaccare la difesa avversaria non è riuscito a portare a casa il duello con Calabria suo avversario diretto, seppur costringendolo al giallo nella fase finale del primo tempo.

Con rispettivamente 20 e 33 tocchi Immobile e Zaccagni sono stati i giocatori con meno palloni giocati della formazione di Sarri, a questo si aggiunge che insieme hanno sommato 5 palloni toccati all’interno dell’area del Milan. Anche i numeri ci aiutano a capire in maniera più semplice le difficoltà della Lazio.

Se a questo si aggiunge che una delle uscite da dietro tentate ha visto Marcos Antonio farsi rubare la palla da Bennacer regalando il goal del vantaggio del Milan, ecco che il quadro della sconfitta della Lazio è completato.

La duttilità del Milan

La difficile stagione, ma soprattutto l’andamento altalenante della squadra di Pioli a volte ci fa chiedere come sia stato possibile per loro vincere lo scudetto lo scorso anno: il motivo sta nella capacità della squadra di trovare una certa capacità di adeguare il proprio schieramento in campo in base alle necessità della singola partita senza cambiare lo schieramento di base.

Non ci sono dubbi che al momento della consegna della formazione il Milan abbia schierato un 4-2-3-1, lo stesso che accompagna i rossoneri da tre anni a questa parte, eppure in ogni partita c’è sempre qualcosa di diverso in questo schieramento. E la partita contro la Lazio non ha fatto eccezione.

Abbiamo già avuto modo di vedere come gli ormai ex campioni d’Italia abbiano affrontato la Lazio in fase di non possesso e quale fosse la strategia: le marcature a uomo a centrocampo hanno funzionato, Luis Alberto e Milinkovic-Savic sono stati tenuti lontani dalla porta ed Immobile e Zaccagni sostanzialmente lasciati senza sostegno in balia dei duelli con Kjaer e con Calabria rispettivamente (con quest’ultimo spesso aiutato dai raddoppi di Messias, grande differenza rispetto al Milan distrutto all’andata dalla formazione biancoceleste).

In fase di possesso, invece, abbiamo visto il Milan rovesciare il triangolo di centrocampo con Krunic che faceva da centrocampista davanti alla difesa con Tonali e Bennacer davanti a lui. Lo scopo di questa scelta stava nel fatto di creare una superiorità numerica contro la prima pressione della Lazio.

La costante in fase di prima costruzione del Milan prevedeva Krunic davanti ai due centrali difensivi per far uscire una delle mezzali su di lui; non appena Kjaer e Tomori si scambiavano la palla la suddetta mezzala saliva in pressione sul secondo centrale accanto ad Immobile lasciando quindi libero lo stesso Krunic che poteva essere servito da un passaggio di uno dei due centrali se non schermato dal pressing oppure ricevere palla da un terzino se la sfera veniva giocata esternamente.

Questo portava la Lazio a fare delle scelte difficili per le linee di difesa e centrocampo in quanto la scalata della mezzala sul centrale difensivo creava una situazione di 3 contro 2 in mezzo al campo (superiorità numerica) che rischiava di creare superiorità posizionale (leggi sopra).

Per cui la Lazio rispondeva cercando di mantenere una copertura tra difesa e centrocampo a cui il Milan ovviava riducendo i tempi di trasmissione della palla e cercare immediatamente la palla in verticale alle spalle della linea difensiva per i tagli di Saelemaekers da sinistra e di Messias da destra.

Una direttrice ben esemplificata da un dato: il Milan non ha giocato neanche un pallone nella zona 14, ossia un ideale quadrato centrale posto al limite dell’area di rigore e che copre in verticale lo spazio tra area di rigore e centrocampo ed in orizzontale uno spazio centrale se dividiamo lo spazio tra le due linee laterali in 5 zone.

Tra la pressione a uomo sui centrocampisti della Lazio in fase di non possesso e la capacità di sfruttare l’ampiezza e la profondità in fase di possesso il Milan è riuscita a dettare il contesto tattico e tecnico della partita, permettendole di portare a casa la vittoria chiudendo la partita sostanzialmente dopo 30 minuti di gara.

Saelemaekers può essere un vice-Leao?

Uno degli eventi della partita che sembravano poter muovere l’inerzia lontano dalla formazione rossonera è stato sicuramente l’infortunio di Leao: il giocatore portoghese è un elemento pivotale per le fortune del Milan e la sua uscita dal campo dopo 10 minuti toccandosi l’inguine preoccupa parecchio i tifosi della formazione meneghina, soprattutto in vista del derby di Champions.

In attesa di capire la reale entità dell’infortunio la partita ci ha restituito un Saelemaekers in grado di svolgere compiti decisivi anche sul lato sinistro del campo. Il belga chiaramente non può interpretare il ruolo di ala sinistra alla stessa stregua di Leao ma ha mostrato comunque di personalizzare i propri compiti fornendo qualcosa in più in fase di non possesso e di essere più attivo in fase di sviluppo del gioco venendosi a prendere diversi palloni a metà campo e gestirli anche spalle alla porta con disinvoltura.

Sul secondo goal di Theo Hernandez il suo scatto senza palla ha costretto Marusic a ripiegare su di lui lasciando strada libera alla discesa del giocatore francese, una giocata fondamentale tanto quanto il movimento di Giroud a far abbassare la linea difensiva della Lazio e tanto quanto la conclusione del numero 19 rossonero.

Saelemaekers ha mostrato in questo scorcio di stagione di essere un giocatore che può dare imprevedibilità al gioco del Milan, un elemento molto carente nella formazione di Pioli in alcune fasi di questa stagione.

Di certo non può essere un vice-Leao come facente funzioni ma potrebbe non fare rimpiangere la potenziale assenza dell’ex Lille se può liberare spazio, per esempio, per le discese palla al piede di Theo Hernandez. Ci resta solo da aspettare e vedere come andrà.

 

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