POTM-Ilkay Gündogan: il “nostro” MVP del mese di maggio

Il giocatore migliore di questo maggio venti-ventitrè è anche il giocatore che, più di tutti, ha alzato l’asticella in una stagione epica per la sua squadra. Lui è uno silenzioso, un lavoratore instancabile, un “iniettore” di qualità nel reparto più nevralgico del campo da gioco. Uno a cui negli ultimi anni, serviva solo ed esclusivamente il fondamentale del “gol” per consacrarlo definitivamente fra quelli che al pallone danno del “tu”. Lui, come ci si aspettava, non ha fatto troppa fatica ad imparare come si getta in porta la sfera, anzi, adesso sembra averci preso decisamente fin troppo gusto. Stiamo ovviamente parlando di Ilkay Gundogan.

Il turco, classe 1990, nel momento in cui il City aveva estremo bisogno di qualità e pragmatismo per chiudere la pratica dublete, con tanto di vittoria della nona Premier, non è certamente mancato all’appello. Due gol fantastici al Leeds, altri due cruciali all’Everton e media gol stagionale che si è impennata notevolmente (8 gol in Premier).

In tutto ciò, non stiamo considerando le due campagne europee fondamentali in cui il City ha dovuto fronteggiare il Re (al) indiscusso di questo continente. Ricordate com’è andata? Assist al bacio di Ilkay per il sinistraccio dal limite dell’area dell’amico di reparto De Bruyne all’andata e ritorno, in un Ethiad infuocato, che ha assunto le sembianze di uno stillicidio per i ragazzi di Ancelotti. La macchina City funziona a meraviglia perché possiede tante piccole macchine, che girano a velocità di pensiero mai note prima (vedi Gundogan e De Bruyne). Questo è anche, indubbiamente merito dello stregone in panchina che ha portato il City a giocare due finali europee in pochissimi anni e ha donato a tutte le pedine degne di far parte del suo progetto, chances e tempo per esplodere.

“Di lui mi fido, è un ragazzo posseduto dai dettagli: va solo capito” disse Pep quando il fantasista turco, tempestato dagli infortuni, non riusciva ad esprimersi al meglio con la casacca dei Citizens. A quel tempo, era arrivato da Dortmund con uno zainetto pieno di belle prestazioni e con il peso di costare circa 26 mln. A distanza di sei anni dal suo arrivo e da quella frase, Ilkay ci ha fatto vedere di poter giocare in qualsiasi ruolo dal centrocampo in su, si è scrollato di dosso le fragilità fisiche convertendole in forza e affidabilità, ha reso noto a tutti di possedere due occhi che inseguono il pallone ed altri due per guardare cosa succede attorno a lui e ha fatto tutto ciò coltivando con estrema cura un’altra caratteristica fondamentale: quell’eleganza di saper toccare la sfera come fosse perennemente conservata in una teca di vetro.

Non ce ne vogliano Romelu e Momo, ma in questo mese, ci siamo innamorati di Ilkay Gundogan.

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