L’impresa che sembrava impossibile: la prima Champions League del Chelsea

Oggi raccontiamo come il Chelsea ha vinto la prima Champions League della sua storia.

22 maggio 2011: a seguito di una stagione non esaltante, il presidente Abramovic decide di voler cambiare qualcosa e così viene esonerato Ancelotti, sebbene più di qualche giocatore avrebbe voluto che l’allenatore emiliano proseguisse sulla panchina dei Blues.

Il magnate russo vuole rilanciare il progetto tecnico e decide di virare sull’allenatore del momento, ovvero André Villas-Boas. Allenatore che nella stagione appena conclusasi, a soli 34 anni, è riuscito a vincere tutto con il Porto in campo nazionale e fuori, arrivando a conquistare, dopo un cammino incredibile, la vecchia Coppa Uefa.

Alla prima esperienza in Inghilterra, il tecnico portoghese inizia con il piede giusto, sia in campionato che in Champions, dove passa il girone da primo. 

Da gennaio, però, succede qualcosa. Quello che sembrava un meccanismo oliato comincia a cigolare e una serie di sconfitte in campionato allontana il Chelsea dalla vetta della classifica.

La conferma del fatto che il club londinese è in crisi arriva il 21 febbraio, quando i ragazzi di Villas-Boas affrontano a Napoli il club partenopeo guidato da Walter Mazzarri. I blues perdono 3-1 con un Napoli che fa quello che vuole per tutta la partita. Unica nota positiva è un salvataggio di Ashley Cole all’80′ sulla linea di porta, negando di fatto il 4-1 al Napoli. 

Villas-Boas prova a riprendere in mano lo spogliatoio nei giorni successivi, ma la sconfitta contro il West Bromwich il 4 marzo risulta fatale per il tecnico di Porto, che è costretto a fare le valigie.

Con una squadra allo sbando, il presidente Abramovic opta per un allenatore che possa trascinare il Chelsea fino alla fine della stagione (il classico traghettatore) e la scelta ricade sull’italiano Roberto Di Matteo, già giocatore dei Blues e legato al club di Londra.

Il tecnico ex West Bromwich prova a risalire la china in campionato, ma il percorso è un continuo up and down, mentre nelle coppe sembra che il brivido di uscire fuori faccia giocare meglio i giocatori e li renda più cinici nel conseguire il risultato.

Ma il momento decisivo, che può dire se si tratta di una stagione positiva o meno, arriva il 14 marzo: è il giorno del ritorno degli ottavi di CL contro il Napoli, quest’ultimo, come sappiamo, vincente all’andata. Nella partita con gli azzurri esce fuori quell’attaccamento alla maglia che nei mesi precedenti non si era visto, soprattutto da parte dei senatori, dei perni della squadra. Drogba prima e Terry dopo portano il risultato sul 2-0, poi arriva il gol di Inler, che sembra ridurre le possibilità di rimonta per gli inglesi.

Ma quando hai tanto da perdere sai che non puoi mollare facilmente. E così, dopo svariati tentativi, arriva l’episodio che può segnare una svolta; su un’incornata di Ivanovic, Dessena la prende col braccio in area. Calcio di rigore! Ad incaricarsi della battuta è il capitano, il trascinatore, il leader che deve venire in soccorso quando ce n’è più di bisogno, ovvero Frank Lampard. Il centrocampista, tanto bistrattato dalla precedente guida tecnica, va dagli undici metri e fa 3-1. Quella notte è delirio. Quella notte è cambiato tutto!

Nei supplementari ci penserà Ivanovic a ribaltare completamente il risultato con il definitivo 4-1.

Dopo aver superato l’ostacolo Benfica ai quarti (con una doppia vittoria), arriva lo scoglio Barcellona, allenato dal maestro Pep Guardiola. I Blues devono vedersela con quella che è considerata una delle squadre più forti e belle che nel calcio si siano mai viste e che peraltro è campione d’Europa in carica. 

Il 18 aprile, a Stamford Bridge, va in scena Chelsea-Barcellona, andata delle semifinali. La partita inizia come ci si aspettava, ovvero col Barca che vuole fare la partita attraverso un calcio spumeggiante e imperniato sul possesso palla e il Chelsea prova con il contropiede a colpire gli spagnoli. Strano ma vero, i ragazzi di Di Matteo riescono a colpire i catalani proprio così a seguito di un recupero palla di Lampard che lancia Raul Meireles a sinistra per poi galoppare fino in area di rigore e crossare basso per Drogba che, da grande attaccante qual è, la mette dentro. A pochi secondi dalla fine arriva un tiro di Pedro che finisce sul palo e sul tap-in Busquets sbaglia clamorosamente tirando alto. Il Chelsea vince così il primo atto.

Al ritorno la storia non cambia, Barca fa la partita e Chelsea riparte. A sbloccare il risultato è proprio Busquets che fa 1-0. Pochi minuti dopo Terry si fa espellere e mette in seria difficoltà i suoi compagni che ormai vedono lontana la finale e, come se non bastasse, Iniesta fa 2-0 al 43’. Nemmeno due minuti più tardi i Blues accorciano le distanze con un delizioso tocco sotto di Ramires che scavalca Valdés. Finisce così 2-1 il primo tempo.

Dopo pochi minuti dall’inizio del secondo tempo, Drogba commette un’ingenuità e atterra Fabregas in area. A calciare va Leo Messi, che però la stampa sulla traversa. Ed infine, al 92’ il fantasma Torres, che non si era mai distinto in quella stagione, salta Valdés e fa 2-2. Triplice fischio e Blues in finale. Sembra un sogno.

Il 19 maggio si gioca la finale all’Allianz Arena di Monaco di Baviera proprio contro i padroni di casa del Bayern. I tedeschi sono i favoriti sulla carta, si sa, ma non lo dimostrano, soprattutto all’inizio, dove buttano via tante occasioni. La partita è destinata a sbloccarsi solo all’83’ quando Thomas Müller la incorna da dentro l’area piccola bucando Cech. 

Finita si direbbe. Sembrerebbe che la fortuna non possa durare per sempre. 

Neanche il tempo di pensarlo che 5 minuti più tardi, sugli sviluppi di calcio d’angolo, Drogba si libera di Boateng e stacca di testa in modo imperioso siglando l’1-1. Tutto questo viene accompagnato dalla “meravigliosa” ed “incredibile” telecronaca di Massimo Marianella, che è destinata, inevitabilmente, ad entrare nella storia. 

É deciso: si va ai supplementari.

Drogba si rende ancora una volta centrale nel racconto e, come in semifinale, sgambetta un uomo nella propria area, in questo caso Ribéry; provocando un rigore contro se stesso e i suoi compagni. A salvarlo c’è uno strepitoso Cech che para il tiro dal dischetto di Robben, che, a onor del vero, non calcia un ottimo rigore.

Nulla da fare dunque. Una competizione che si è disputata in maniera tachicardica, non può che finire all’ultimo respiro per i Blues di Di Matteo.

Il Bayern va avanti nella “cinica lotteria dei rigori“, con un Neuer che prima para a Mata e poi segna dal dischetto. Anche qui sembra finita, ma il Chelsea pare destinato dal fato a vincere la competizione. 

Il Chelsea segna i successivi tre rigori e l’ultimo, il più importante, lo segna Drogba che esplode di gioia regalando la prima Champions League al club di Londra.

Questa è la testimonianza di chi non ha mollato, di chi ci ha sempre creduto e con la fortuna e l’orgoglio è riuscito a prevalere su chi sembrava invincibile. 

Questa è la storia di chi è passato nel giro di 8 mesi dalla gloria assoluta al dimenticatoio, come il tecnico Roberto Di Matteo: chiamato a traghettare la squadra fino a giugno per non crollare e che invece ha portato la squadra e la società ad un obiettivo insperato e non considerato possibile per quello che si era visto fino a quella sera del 14 marzo 2012, quando tutto cambiò in un partita col Napoli e un gruppo, vicino al baratro, si è improvvisamente rialzato e ha trionfato.

 

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