FIORI DI PRIMAVERA – Riforma campionato Primavera: il confronto con l’estero

La riforma del campionato Primavera porterà modifiche sostanziali al massimo campionato giovanile italiano e ha aperto un fronte di discussione tra opinioni a favore e contrarie. Ma come si comportano i maggiori Paesi europei in tema di calcio giovanile e seconde squadre? Andiamo a scoprirlo.

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Inghilterra

In Inghilterra i club professionistici si dividono, a livello di scuole calcio ai massimi livelli del calcio giovanile, in Category One e Category Two. Le società che appartengono al primo gruppo (25 in tutto, 18 di Premier League, 6 di Championship e una di League One) partecipano alla U18 Premier League Championship e alla Premier League Two. Non esiste, dunque, un campionato U19 all’italiana, bensì una divisione netta tra categoria U18 e Prima squadra con il cuscinetto delle squadre riserve.

La U18 Premier League Championship prevede un girone a Nord di 13 squadre e un girone a Sud di 12, con le vincenti dei due raggruppamenti che si sfidano nella finale nazionale in un main stadium (accade lo stesso in Italia per le finali del campionato Primavera, anche se il concetto di main stadium andrebbe sviscerato per bene al fine di comprenderne i parametri). Tutti i calciatori partecipanti al campionato U18 devono rispettare l’età massima (questo è l’anno dei 2005, per intenderci) escluso il portiere che può essere un U19.

Per quanto concerne la Premier League 2, invece, gli stessi club sono divisi in Division 1 e Division 2 attraverso un sistema di retrocessioni e promozioni: la prima classificata sale automaticamente nella divisione superiore, per le altre ci sono i play-off, da giocare sempre negli stadi delle rispettive Prime squadre.

E’ interessante, però, il dato relativo al limite di età: da questa stagione il campionato è riservato agli U21 e non può agli U23, con la media età che si aggira intorno ai 19 anni. E’ permesso schierare i fuori quota, 5 di movimento più il portiere. Ciononostante, emerge come siano le stesse società a preferire schierare i più giovani e il minor numero di fuori quota per far crescere i propri prodotti della U18 ad un livello superiore senza conservare nelle categorie giovanili calciatori di 21, 22 e 23 anni.

Spagna

Il sistema spagnolo, invece, si differenzia da quello inglese. Il corrispondente del campionato Primavera 1 è il Divisiòn de Honor Juvenil, un campionato U19 riservato a 114 squadre divise in 7 gironi territoriali da 16 squadre. Un numero quasi spropositato di formazioni che coinvolge il maggior numero di club possibili e che si ramifica in divisioni inferiori corrispondenti al nostro Primavera 2 e Primavera 3. Una sorta di campionato Primavera old style, con le 7 vincitrici dei raggruppamenti che, assieme alla migliore seconda, si giocano il titolo ai play-off.

Ma l’evento vissuto con il maggiore interesse è la Copa del Rey: a fine stagione le prime due classificate di ogni girone territoriale e le due migliori terze si affrontano nel tabellone della coppa nazionale per decretare il vincitore. Il sistema delle seconde squadre, invece, si avvicina a quanto vediamo in Italia con la Juventus (o meglio, è stato lo stesso club bianconero a prendere ispirazione dal modello iberico): le formazioni B sono impegnate nei campionati professionistici, non possono giocare nella stessa divisione della Prima squadre e partecipano alla Copa del Rey. Attenzione, però: non esiste alcun limite di età e, vien da sé, il problema dei fuori quota non si presenta.

Francia

I transalpini riconoscono del Championnat National U19 il massimo campionato giovanile: 56 squadre si dividono in 4 gironi da 4 con le prime due classificate di ogni raggruppamento che partecipano ai play-off al termine della regular season. Non è prevista la possibilità di schierare fuori quota, anche se i club francesi maggiori aggregano qualche calciatore in procinto di compiere 20 anni nella stagione corrente per aumentare il livello della formazione giovanile in Youth League.

Occhio, però, a come sono organizzate le seconde squadre, con un modello lontano da quello inglese e spagnolo: le squadre B sono impegnate nelle categorie dilettantistiche, non fanno classifica all’interno dei campionato stessi (non possono salire o retrocedere) e non ci sono limiti di età per i calciatori da schierare in distinta. Un metodo vincente per far crescere i giovani all’interno di un contesto di calcio vero senza la necessità di alzare ulteriormente i costi per i club più importanti, già schiacciati dalla crisi post-pandemia.

Ma il massimo evento di calcio giovanile spagnolo è la Coupe Gambardella: dedicata ad Emmanuel Gambardella (giornalista sportivo e presidente della Federcalcio francese dal 1949 al 1953), è la coppa nazionale per la categoria U18. Inizia a dicembre e si chiude con la finale tradizionale allo Stade de France il giorno stesso della finale di Coupe de France dei big, in uno stratagemma che aiuta ad attrarre interesse nei confronti dei giovani talenti più interessanti di Francia e che regala agli stessi ragazzi un’esperienza da calciatore professionista.

Germania

Se il campionato A-Junioren Bundesliga si organizza in maniera simile a quelli analizzati in Francia e Spagna (3 gironi regionali da 14 squadre riservati ai club professionistici con relative finali nazionali) in Germania regna più scetticismo in tema seconde squadre.

La maggior parte dei club di Bundesliga, però, ha una squadra B che gioca nelle categorie minori, ma il sistema vacilla sotto alcuni aspetti: a differenza degli altri stati europei, i club professionistici sono solo 56, divisi in 3 categorie a livello di Prima squadra.

Le seconde squadre possono partecipare fino alla terza serie, mentre non prendono parte alla coppa nazionale dal 2008. Per questo motivo, dunque, diverse società hanno valutato che fosse superfluo mantenere una seconda squadra in un campionato dilettantistico che non stimolasse realmente la crescita dei giovani e sono tornate al sistema tradizionale. L’unica squadra B presente nel sistema professionistico tedesco, attualmente, ce l’ha il Borussia Dortmund.

Olanda

In Olanda si segue il sistema inglese U18+seconde squadre, con una differenza rispetto al modello oltremanica: è possibile iscrivere la propria seconda squadra sia al campionato autonomo delle riserve (lo Jong, ossia l’equivalente della Premier League 2) oppure ad un campionato professionistico a livello di prima squadra. La seconda è la soluzione più popolare tra le grandi, infatti nella Eerste Divisie (la Serie B olandese e la categoria massima a cui le seconde squadre possono partecipare) troviamo le seconde formazioni di Az Alkmaar, Ajax, PSV e Utrecht. Il limite di età per i calciatori delle seconde squadre è di 23 anni, ma esiste la possibilità di schierare tre over.

Portogallo

Il Portogallo non presenta novità sostanziali rispetto agli altri sistemi europei, fatto salvo per una regola presente nelle squadre B: possono partecipare fino alla Serie B locale e devono vantare ben 10 calciatori in rosa tra i 15 e 21 anni cresciuti nel club, un po’ come si vuole fare per i prossimi tre anni nel nostro campionato Primavera, ma ad un livello superiore.

Conclusioni

Dopo aver analizzato i maggiori sistemi europei emergono diverse considerazioni rispetto a quanto vedremo dal prossimo anno in avanti nel campionato Primavera, soprattutto in tema di limite di età. Se l’obbligo di inserire in rosa nelle prossime Primavere calciatori cresciuti in casa appare una mossa ragionevole al fine di implementare la qualità lavoro delle singole società nell’attività di base, è chiaro come non si debba stravolgere il lavoro dei club provare a favorire la Nazionale.

Lo scouting resta uno strumento importante per il reclutamento dei calciatori, anche dei più giovani, ma dai prossimi anni il metodo di molti dovrà cambiare nettamente solo per rientrare in parametri imposti da altri e non per filosofia generale.

Tuttavia, restano delle forti contraddizioni con i veri problemi del calcio italiano in tema di giovani, ossia l’inserimento degli stessi in Prima squadra. L’Italia è il paese che vanta il maggior numero di partecipazioni alle fasi finali degli Europei U17 e U19 negli ultimi anni, mentre il livello cala nelle competizioni maggiori per le categorie U20 e U21, nel momento in cui i prospetti devono diventare calciatori.

Ed è per questo che la riforma appare una forzatura senza senso logico: dalla stagione 2025-2026 i nostri 20enni saranno gli unici a giocare ancora un campionato giovanile (sebbene con la regola dei 5 fuori quota nel campionato Primavera la media età sia già notevolmente alta rispetto agli anni passati) senza la concreta possibilità di essere inseriti nel calcio che conta.

Cosa serve, dunque, obbligare i club a far crescere i giocatori in casa se non sono in grado di lanciarli nel professionismo? Il problema sta veramente nella mancanza degli italiani nelle squadre giovanili o nell’incapacità di accompagnarli tra i grandi? Saremo gli unici ad avere un campionato U20, senza uno straccio di progetto in tema seconde squadre, senza un Coppa Italia Primavera che possa lasciare qualcosa in più se non un trofeo in bacheca, senza delle stadi di gioco che si avvicinino a quelli del calcio che conta e, vien da sé, senza una Nazionale che possa contare su un parco di calciatori realmente pronti in età verde. Potranno realmente migliorare le cose? Ai posteri l’ardua sentenza.

LA NUOVA RIFORMA E LE IDEE SUL CAMPIONATO PRIMAVERA 1

 

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